Settima fatica per i canadesi Silverstein, che tornano con un disco particolare, quasi sperimentale: “This is how the wind shifts” non possiamo definirlo come un vero e proprio concept album che sviluppa una storia dall’inizio alla fine; possiamo parlare piuttosto di un disco in cui vengono narrate situazioni viste da diverse prospettive.
Shane Told (voce) descrive in questo modo la preparazione del disco: “L’idea che sta dietro a quest’album è come la vita di una persona possa cambiare per sempre anche solo per un singolo avvenimento che succede. Un po’ come quando pensiamo -cosa sarebbe successo se?-“.
Lo stile di questo album rispecchia tutto ciò che sono stati i Silverstein in questi 13 anni di attività: voci melodiche in alternanza constante a parti in scream e chitarre dolci e avvolgenti alternate a breakdown taglienti ed accattivanti (accompagnati da una batteria sempre in singolo pedale, marchio di fabbrica della band).
I tre brani in apertura “Stand amid the roar”, “One brave mountains we conquer” e “Massachusetts” risultano essere sicuramente i più completi e i più propensi ad essere ricordati dal pubblico dopo pochi ascolti; nella seconda parte del disco risultano essere degni di nota brani come “In silent seas we drown” e “With second chances”, che ricordano molto i primi Silverstein con sonorità più grezze e hardcore.
Non condivido la scelta della band di alternare brani lunghi (3 minuti e 30 di media) a brani, passatemi il termine, “di preparazione” molto brevi (circa 1 minuto).
Valutazione: 7/10
Poletti Thomas
foto by R.Magli live at Land Of Live – Legnano – MI
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